sabato 4 marzo 2017

droni in casa nostra

Di questi tempi non c'è più da star tranquilli signora, e io ho ben preso le mie precauzioni. Nel senso che grazie all'eccellenza Italiana di cui andar orgogliosi del progetto tutto Italiano Arduino e ad alcuni semplici tutorials su youtube ho istallato in casa un sensore di presenza collegato a dei attuatori elettro-meccanici.
Davanti a ogni finestra e alla porta ho piazzato delle pistole ad aria compressa, nel senso se qualcuno mi penetra senza aver inserito il codice sull'apposita pulsantiera nascosta vicino al campanello, gli attuatori accendono il meccanismo di sparo. Tutto molto semplice. Ho montato il modello più aggressivo che ho trovato che però non richiedeva il porto d'armi (per fortuna che c'e la moda del Softair). Dal metro scarso che sparano sono mortali solo nel 40% dei casi (dipende anche dall'altezza del ladro) ma ho letto su ìnterne che lavorando sulla camera di compressione e modificando i proiettili posso arrivare a un 75%, comunque con danni certi all'apparato muscolare per impedire fughe al ladro.
Da quando ho messo su il sistema vivo meglio, dormo più tranquillo e anche la mia pelle ha ritrovato una lucentezza che non ricordavo; certo devo star atento a ricordarmi il codice ogni volta che entro in casa mia, nel senso, ma è nulla a confronto del senso di sicurezza da bei vecchi tempi che mi ciàpa ogni notte che spengo la luce del comodino, in questa bella città sempre più in mano a questa feccia straniera di sbandati finti profughi veri criminali.
Nel senso, uno di meno se mi sveglia uno sparo, che non ce laveva mica ordinato il dottore di venire a mettere il naso in casa mia, nel senso. Quasi, mi dispiace solo che non sono stato io a premerlo, il grilletto.

mercoledì 1 marzo 2017

sonno chimico

Sto lavorando e casco dal sonno. Che faccio? Dormo, oppure prendo un caffè doppio?
Tralasciando che dormire in ufficio fuori dal Giappone è ancora mal visto e che a me il caffè non piace, questa situazione è esemplare di ogni situazione di desiderio, o di bisogno: soddisfacimento del d.(b.) oppure disinnesco. Dovremmo tenerne conto ogni volta che una simile situazione ci si para innanzi, ma non è sempre così. Al contrario, uno dei cardini della civiltà occidentale è proprio il mito dell' "uomo capace di soddisfare i suoi d.", il vincente che ottiene quel che vuole, colui che può e, potendo, fa.
Appena prima di cedere al sonno, mi chiedo: siccome non tutti i d. sono innocui quanto una bella pennica, quanto danno ha provocato alla società questa distorsione nella valutazione delle opzioni, questo automatismo del pensiero che porta a considerare un fallito chi, invece di adeguarsi all'imperativo dell'achievement come unico obiettivo da perseguire ad ogni costo, prova semplicemente a sedare il suo d., per via chimica o psicologica o altro?
Non far l'errore di credere che chi lavora per annullare un suo d. stia peggio, o lettore: se così fosse, semplicemente non l'avrebbe annullato del tutto, e sarebbe facile preda di grande frustrazione. Chi davvero non desidera qualcosa, per quella cosa non si strugge e non soffre. Vive sereno, e il mondo ha ben più bisogno di serenità che di competizione.

Per i curiosi dei casi di costui

Non è mai stato all'ikea
Sa di aver troppi princìpi, pochi mezzi, e nessun fine. Ha sempre la risposta pronta (in una settimana, massimo dieci giorni). Non farebbe del male a una mosca, ma nemmeno del bene: s'arrangi. Ha un'ottima salute, ma non ne gode. In genere generoso, è ragionevole ma pure cagionevole: quando non è ammalato, è ammaliato, e si è infatuato da infartuato. Da altri definito: insostenibile, pigerrimo, hopeless wannabe, pesante anche senz'adipe; ci tiene a far sapere che in realtà d'egli si può dir tutto, ma che sia basso proprio no.