sabato 12 maggio 2018

Sono andata a una conferenza [sonetto]

Sono andata a una conferenza. Anti-antispecismo.
Avevo lo stomaco vuoto e le tasche, l'argomento mi interessava ma ammetto che sono una tiepida, speravo nel buffet, entrai per farmi un'opinione.
Io non è che penso che la mera dotazione di un intelletto ci conferisca il primato sulle altre specie così, a gratis. Ce lo dobbiamo guadagnare. Poi dico anche che come società occidentale ce lo siamo guadagnato eccome, ma sono di mente aperta, so ascoltare, sono solare e un po' pazza e posso ancora restituire la joie de vivre a 28-55enni capaci di capirmi e di comprarmi un Cayenne fracassando il salvadanaio a porcellino.
Hanno chiamato a parlare questo qua, dice che ha un certo pedigree, io non l'ho mai sentito nominare ma vabbè. A me non sembra che connetta del tutto, il suo eloquio lascia molto a desiderare per quanto, pur in una generale mancanza di articolazione, alla sua retorica non manchi qualche guizzo.
Dice Giovanna che si può vivere di conferenze, alcuni ci riescono. Non è mica una lotteria, devi aver qualcosa da dire, poi se sei americano meglio. Tu lì dietro che ti appunti quel che dico pensando che non ti veda, prendi nota. E fatti un po' di palestra, dio santo.
Se quella "cosa" può chiamarsi buffet.
D'altro canto non basterà certo la prima conferenza che passa a convincermi che la sola presenza di un sistema nervoso determini la possibilità di provare dolore o altre emozioni superiori, visto che sappiamo da studi scientifici che le apparenti manifestazioni di sofferenza negli animali non possono essere convincentemente e univocamente ricondotte alla tassonomia emotiva umana sulla base di una contingente analogia visiva tra le caratteristiche somatiche di quel che non per niente nelle persone chiamiamo faccia e nelle bestie chiamiamo muso, e non tirarmi fuori le aragoste che piangono, e quelle menate lì. Non vorrei comunque che pensassi che sono senza cuore, al mio gatto non faccio mancare nulla, e se me lo sono tatuato sulla caviglia nonostante sia solo un bastardello un motivo ci sarà, certo non te lo devo spiegare io. Anche gli animali sono persone, in fondo.
Ma poi dove l'ha imparato l'italiano, questo? Much to the relief of my rising discomfort, the thing is now over, or sort of. Da sempre, il momento delle domande del pubblico restituisce meglio di qualsiasi statistica la sconsolante fotografia di un paese che sconta decenni di politiche scellerate sull'istruzione obbligatoria. Mi veniva da vomitare, ma carendo la materia gastrica rimarrà il dubbio che questa mia non fosse altro che la solita consunta iperbole. Resisto.
Con una questione ancora in sospeso, ho permesso al mio fascino innocente e a un tempestivo approfondimento della scollatura della mia camicetta di propiziare un invito a mio favore alla cena con i relatori, dove l'atmosfera pacata e cordiale ha permesso un amichevole confronto tra le opinioni, e devo prendere atto che se le mie posizioni anti-antispeciste ora sono quelle che sono lo devo solo al conferenziere, nonostante o forse proprio in ragione del fatto che era un cane. Un vero cane.

Per i curiosi dei casi di costui

Non è mai stato all'ikea
Sa di aver troppi princìpi, pochi mezzi, e nessun fine. Ha sempre la risposta pronta (in una settimana, massimo dieci giorni). Non farebbe del male a una mosca, ma nemmeno del bene: s'arrangi. Ha un'ottima salute, ma non ne gode. In genere generoso, è ragionevole ma pure cagionevole: quando non è ammalato, è ammaliato, e si è infatuato da infartuato. Da altri definito: insostenibile, pigerrimo, hopeless wannabe, pesante anche senz'adipe; ci tiene a far sapere che in realtà d'egli si può dir tutto, ma che sia basso proprio no.