giovedì 23 luglio 2020

Ode a Robert Capa

Molti* pensano che se il tuo capo è una donna tu la debba chiamare capa, dimenticando che essere il capo di qualcuno è una metafora: nessuno è davvero il mio capo, tranne la mia testa, che comunque non è una persona, ma una parte di me, che non ha sesso e non cambia di genere grammaticale per così poco. Forse a Napoli avrebbe senso appellarsi a una diretta superiore** in una gerarchia lavorativa chiamandola capa, ma attenzione, ciò vale anche in caso di uomo, a Napoli. Del resto chi collabora col capo è sovente definito il suo "braccio destro"; qui la metafora si nota un po' di più, sicché credo nessuna donna abbia a che dire nel venir chiamata il braccio destro di qualcuno***.
Dopo averle confidato questo, la dottrice mi ha sussurrato parole di burro mentre mi iniettava qualcosa di ambrato, e ora sto molto meglio.

* e molte
** anche lo "stare sopra" è una metafora, radicata così nel profondo° che non ci si fa caso. Nessuno sta davvero sopra ad alcuno.
*** oddio, avvocato, magari qualcuna anche sì. Non più di un uomo, però.

° e pure la profondità... ma abbiamo capito tutti, via.

Poscritto:
anche "essere uno stronzo" è una metafora che non avrebbe senso volgere al femminile, solo che non fossimo così abituati.
Per analogia, a un uomo dovremmo poter dire "sei un merdo", formula che fa giustamente ridere i sassi.

Per i curiosi dei casi di costui

Non è mai stato all'ikea
Sa di aver troppi princìpi, pochi mezzi, e nessun fine. Ha sempre la risposta pronta (in una settimana, massimo dieci giorni). Non farebbe del male a una mosca, ma nemmeno del bene: s'arrangi. Ha un'ottima salute, ma non ne gode. In genere generoso, è ragionevole ma pure cagionevole: quando non è ammalato, è ammaliato, e si è infatuato da infartuato. Da altri definito: insostenibile, pigerrimo, hopeless wannabe, pesante anche senz'adipe; ci tiene a far sapere che in realtà d'egli si può dir tutto, ma che sia basso proprio no.