sabato 13 novembre 2021

il monopolio della Palora

Le palore servono per confezionare pensieri da mandare a soggetti diversi da sé; ma per pensare e basta, senza comunicazione, per sviluppare ragionamenti, manipolare concetti che non debbano per forza uscire dal proprio cranio, non dovrebbero servire palore, credo, bensì i puri oggetti dell'atto cognitivo, che sicuramente là sotto esistono. Dico sicuramente, perché non voglio nemmeno ipotizzare che non esistano [un dio là fuori può non essermi necessario, ma un io dentro sì, per dio!]. Eppure io non riesco a pensare se non in termini linguistici, a volte provo ma il linguaggio è come una gabbia da cui è *impensabile* uscire, come se avessi perso il contatto diretto coi significati, che non riesco a maneggiare se non incartati nei loro significanti. E questo implica (significa?) che ogni volta che penso non sto in realtà pensando ma "comunicando con me stesso", mettendo in moto tutto quel meccanismo di distillazione dei concetti in palore che, a logica, dovrebbe essere superfluo ma alla prova dei fatti mi è ineludibile. Quasi come se una sorta di cristallizzato pudore mi impedisse di accedere al di sotto* della superficie delle palore, come se ciò fosse "troppo", "vietato". Altro che il telefonino, l'elettricità, la ruota: è La Palora la tecnologia di gran lunga più potente, quella che è completamente riuscita a farmi dimenticare "come si faceva prima a vivere senza". Eppur essi pensano. Animali e neonati lo fanno, credo, quindi qualcosa fuori dal seminato linguistico deve pur essere possibile per un cervello non indottrinato. Può la coscienza progredire regredendo? E voi altri, lettori, umani, senzienti, alfabetizzati: pensate? E se sì, che ne pensate? * o al di sopra? o al di là? quante convenzioni, indotte dall'uso delle palore, su cui ci si sofferma poco.** ** (noto che mi ripeto : vedasi appunto la nota **)

Quella volta che al fascismo le ho proprio cantate...

...l'ho mai raccontata? È stato ieri. Spinto da una necessità editoriale, cerco un giornalaio nel circondario. Lo trovo, ma sulla soglia l'attenzione mi si posa sulla vetrina dove, in bella vista, campeggiano due calendari 2022 con l'effigie di Mussolini Benito. Nemmeno due copie: due calendari diversi! Non è certo la prima edicola da cui simili segnatempo occhieggiano il passante: ma di solito da posizioni defilate, come furtiva ammissione del venditore che bisogna pur campare, e se c'è chi compra tanto vale vendere; magari, per manifestare equidistanza, accanto a un calendario alla memoria di Ernesto Guevara detto "Che", e uno di gatti benestanti sorpresi in circostanze buffe. Ma qui, invece, qui! sono al centro della scena, proprio al posto d'Onore, impossibili da non notare. E li noto. Resto a contemplarli qualche secondo di troppo, tanto che all'esercente vien fatto di chiedermi: "Avete bisogno?" "Sì, ma poi ho visto i calendari di Mussolini, e non entro più." - Così m'è sgorgata, spontanea, impertinente, fieramente boicottante. Ch'ella sappia con chi ha a che fare. "Bene. Ce ne faremo una ragione" - Quante deve averne viste e patite questa donna a causa della sua Fede, per disinnescare così sul nascere ogni miccia di conflitto. Non ha certo bisogno di difendere l'Idea, non ha bisogno di me né del mio danaro, al diavolo un simile cliente. Ribalda, fiera, dribbla i compromessi rimettendoci del suo. "Non dubito". E me ne vado calcolando lo scotto del mio embargo, che mi obbliga a riprendere la ricerca di un giornalaio. Che trovo, e nella cui vetrina, che controllo, sta un manuale di istruzioni, Come diventare fascisti. Ma questo è ironico, mi dico, ed entro.

Per i curiosi dei casi di costui

Non è mai stato all'ikea
Sa di aver troppi princìpi, pochi mezzi, e nessun fine. Ha sempre la risposta pronta (in una settimana, massimo dieci giorni). Non farebbe del male a una mosca, ma nemmeno del bene: s'arrangi. Ha un'ottima salute, ma non ne gode. In genere generoso, è ragionevole ma pure cagionevole: quando non è ammalato, è ammaliato, e si è infatuato da infartuato. Da altri definito: insostenibile, pigerrimo, hopeless wannabe, pesante anche senz'adipe; ci tiene a far sapere che in realtà d'egli si può dir tutto, ma che sia basso proprio no.